giovedì 2 aprile 2009

PER GEORG



Ho qui, davanti a me, una bella fotografia, trovata in Internet casualmente e che mi piace riguardare ogni tanto, quasi di nascosto.
Vi è ritratto un sacerdote: capelli bianchi lisci e folti, i mezzi occhiali inforcati sulla punta del naso, oltre ai quali gli occhi intensi dallo sguardo profondo puntano dritto verso l’osservatore.
Una graziosa fossetta nel mezzo del mento.
Siede su uno sgabello davanti a un pianoforte, le ginocchia appena scostate.
Nella penombra dell’inquadratura i bottoni lucidi della tonaca riflettono suggestivamente la luce di un flash. Appoggia la mano destra sulla tastiera: le dita affusolate da un lungo esercizio sono allargate sui tasti come se fosse pronto a suonare o, piuttosto, come se fosse stato appena interrotto. Risaltano, per contrasto, i polsini bianchi della camicia. Alle sue spalle c’è uno spartito aperto.
No. Non è lui.
Anche se dicono che li assomigli molto.
Osservandolo meglio noto, infatti, con stupore, che ha davvero le sue stesse mani, le stesse dita e persino le stesse unghie!
Anche i suoi occhi sono molto belli. Scurissimi, al contrario, e un po’ offuscati dall’età.
Visto all’impiedi, il capo leggermente chino e un libriccino stretto sotto il braccio, mostra di avere la stessa altezza ed osservato nel gesto del saluto, il palmo destro sollevato ed il sorriso amabile e discreto, gli rassomiglia in maniera impressionante.

E’ suo fratello.

Due gocce d’acqua, secondo qualcuno.
Gli stessi tratti fermi dall’espressione tenera, la stessa occhiata penetrante.
La stessa vocazione. La stessa scelta di vita.
L’ordinazione sacerdotale avvenuta nello stesso giorno.
Due giovanotti graziosi dall’espressione seria e già in abito talare, sono compostamente in posa in una vecchia foto di famiglia. Rivederla ora mi fa riflettere profondamente.
“ Mio fratello non ci pensa nemmeno a diventare Papa! “ disse il Monsignore , intervistato nel salotto della loro casa, borbottando in tedesco davanti alla TV, telecomando bianco in mano, qualche giorno prima che iniziasse il Conclave. Le ultime parole famose!
Sapevo che i fatti lo avrebbero smentito. Tempo fa ho potuto ascoltare un brano di musica sacra tratto da un pezzo da lui composto: era uno splendido “Sanctus “!
I due fratelli condividono la passione per la musica, ma ( si dice ) anche quella … per lo strudel! Sono stati sempre molto legati: quest’estate avrebbero dovuto trascorre qualche settimana assieme nella residenza estiva di Castelgandolfo. Anzi, sembrò che lo avessero aspettato pure in Val d’Aosta. L’idea mi confortava. Ero contenta per entrambi.
Invece le cose andarono diversamente ed una sera una notizia allarmante mi fece trasalire.
“ E’ stato ricoverato, ma vedrai che andrà tutto bene! “ continuavo a ripetermi per placare l’angoscia. Quella stessa sera, rannicchiata nel silenzio della mia cucina, gli scrissi una lettera immaginaria. Ero in pena per entrambi e avrei voluto stringerli a me in un unico abbraccio...
Lo rivedemmo qualche giorno dopo, in un letto del “ Gemelli “, forse lo stesso già occupato da Wojtyla, col cerotto per la flebo ancora al polso. Il Papa gli era accanto. Pensando a quella piastrina che gli è stata inserita sottopelle e che s’è portato addosso tornando a Ratisbona, mi verrebbe da dire: “ souvenir d’Italie! “
Con gratitudine commossa penso alla loro madre, Maria.
Ora, con Georg, tutti possiamo condividere un fratello!


8 dicembre 2005